
di MIchele Tempera
L’esito della crisi
economica, finanziaria, sociale e politica greca sembra essere ancora incerto,
sebbene si siano già verificati fenomeni deleteri e i disagi abbiano colpito la
maggior parte della nazione in maniera dura. Tuttavia, fino ad ora sono emerse
alcune caratteristiche di questa vicenda che ne permettono una analisi parziale
ma significativa. L’aumento consistente della povertà, sconosciuta nell’Europa
occidentale fin dagli anni ’60 del secolo scorso, ha scosso non solo il tessuto
sociale ellenico, ma, parimenti, altri stati che vedono la sorte di Atene come
minacciosamente prossima alla propria.
Sono due gli aspetti
che vogliamo portare a galla in questo spazio informativo e divulgativo,
entrambi suscettibili di mutamenti nel breve periodo e dunque da ritenere
indicativi. Le evoluzioni che la situazione greca subisce di giorno in giorno,
potrebbero infatti avere modificato gli elementi descritti in questo articolo.
Il primo degli elementi che consideriamo è il rapporto tra stato greco da una
lato ed Unione Europea dall’altro. Il secondo elemento che prenderemo in
considerazione è il modello economico-politico che emerge dal momento di
difficoltà greco, il quale può essere paradigmatico rispetto all’intera
comunità internazionale.
Il rapporto tra grecia e Ue alla prova della crisi
La crisi greca ha caratteristiche simili a quelle che si riscontrano negli altri paesi europei, tuttavia essa ha assunto una intensità maggiore e risvolti umani più drammatici. Le istituzioni greche sono state sostanzialmente esautorate della loro sovranità dalla Commissione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, i quali impongono le politiche e le strategie economico-finanziarie al paese. In questo modo si è sviluppata una conflittualità tra Ue e Grecia, all’interno della quale l’Europa è restia a pagare per uno stato che è accusato di avere sperperato il proprio denaro mentre la Grecia vede con crescente ostilità una unione Europea che sembra volere infierire contro una popolazione già provata. L’ostilità reciproca ha attraversato una fase, da poco terminata, nella quale non vi erano punti di contatto e le istituzioni sovranazionali europee hanno avuto gioco facile ad imporre le proprie decisioni. Ora, il risentimento popolare greco verso le politiche liberiste di austerità della Ue si è incanalato nel voto ad un governo contrario alla collaborazione con tali politiche. Essendosi effettivamente dimostrate controproducenti, le misure di austerità liberista sono rigettate, almeno parzialmente, dal nuovo esecutivo greco. Non potendo negare del tutto la realtà, i poteri forti europei stanno accettando alcune mediazioni proposte dalla Grecia, senza tuttavia giungere ad un compromesso tra le opposte visioni. Con ogni probabilità, infatti, il confronto a tratti aspro tra Atene e Bruxelles (anche e soprattutto con la Germania), terminerà con una dilazione temporale nell’applicazione delle stesse politiche liberiste concordate con gli esecutivi greci precedenti. Questa circostanza, in realtà l’intera vicenda greca, getta una luce sinistra su tutta l’Unione Europea e sulle sue funzioni principali. Essa sembra essere definitivamente divenuta uno strumento di trasmissione degli interessi finanziari internazionali e delle forze che promuovono il mercato deregolamentato al di sopra di ogni altra istanza, compresa la persona ed il bene comune. Un esito nefasto per la costruzione europea, la quale era nata con presupposti ed obiettivi diametralmente opposti a quelli attuali. Costruiire una casa comune europea diventa ora molto più difficile, visto che sono evidenti gli interessi di parte ed i privilegi difesi dalle massime istanze comunitarie. Mentre si riscontra una grande rigidità nel ricercare la soluzione migliore per i greci e gli europei in generale, contemporaneamente sono stati elargiti fondi pressochè illimitati agli istituti di credito speculativi e non si è provveduto a regolamentare il devastante mercato finanziario. Procedendo su questa strada, si verificheranno altri casi simili a quello greco, favorendo una progressiva disintegrazione dell’Unione Europea stessa.