E’
iniziato tutto da un’intuizione che ho avuto quando avevo finito l’università e
mi sembrava che ci fossero due tipi di povertà, tra le altre: cioè che molti anziani, magari anche senza grossi problemi
economici, fossero soli, quindi fossero emarginati… E questo ovviamente ha
un peso sulla persona, molte volte anche più grave di quello del disagio
materiale, quindi il disagio psicologico dovuto alla solitudine. Dall’altra
parte, vedevo che ci sono molti giovani
che mancano di stimoli per mettere in pratica le loro capacità , quello che
sanno fare, che saprebbero fare se adeguatamente stimolati,.. e soprattutto
carenti di valori, che quindi necessitavano di una proposta semplice che
potesse unire queste due povertà.
Quindi ho cominciato a prendere contatti con alcuni ragazzi che incontravo
nella vita di tutti i giorni per la strada, che conoscevo più o meno bene,.. e
con quei 4-5 che avevano dimostrato di starci siamo andati la sera di capodanno,
tra il 2008 e il 2009, a trovare in delle case degli anziani che erano soli,
chiedendo ai servizi sociali del Comune dove potevano indirizzarci. Da quella
sera poi ho riprovato il mese successivo e abbiamo continuato, febbraio, marzo,
aprile.. Venivano sempre più ragazzi, andavamo a trovare sempre più anziani e
poi abbiamo iniziato ad andare nelle case di riposo .Abbiamo avuto una
collaborazione con l’assessorato al Welfare e da lì, quando abbiamo avuto
bisogno di una cornice istituzionale, perché non potevano continuare come
gruppo di cittadini anonimi, io che già conoscevo la Caritas, ho chiesto se volevano prendere questa
iniziativa fra quelle Caritas e così è nata ufficialmente “Germogli e radici.
Quanti sono e chi sono le
persone che partecipano? Sono forlivesi, stranieri? I giovani sono interessati
al volontariato?
Sono
ormai 4 anni e 3 mesi che andiamo avanti, facendo incontri tutti i mesi. In
questi anni nel complesso sono venuti
circa 130 volontari, tramite
praticamente passaparola e volantini. La media per ogni giornata di volontari è
di 18, ultimamente anche 20 persone, e quindi un bel po’ di gente, senza
nessuna costrizione: ognuno è libero di venire e non venire, a parte i capi
gruppo che guidano le 5/6 zone dove siamo attivi e che devono esserci per
guidare altri volontari in quella determinata zona. La composizione dei
volontari è la più varia e naturalmente mi sono subito accorto che, se fosse
stata impostata in maniera confessionale, non avremo attirato praticamente
quasi nessuno e soprattutto che la missione oggi come oggi è quella di attirare
chi non è nella Chiesa. Il segreto è invece pescare in quel 95-98% di giovani
che della diocesi non sanno neanche che esista. Non nego che almeno un quarto
dei volontari totali siano credenti e
praticanti cattolici, ma è’ un’attività che attira anche chi non è credente che
si avvicina ad un’attività che dopotutto è di un organo della chiesa,
anche se ritiene la chiesa una cosa negativa,, perché vede che facciamo bene.
Poi sono venuti diversi stranieri,
divisi in varie confessioni religiose e questo ovviamente è un ‘ altro valore
aggiunto. Un altro valore aggiunto è quello degli studenti fuori sede (almeno
40) che scelgono noi per fare volontariato.
Come è organizzata la
giornata del servizio?
La
giornata di solito inizia alle 14.30, quando ci si ritrova più o meno tutti
assieme e da lì ci si divide in gruppi nelle diverse zone. Ogni zona ha le sue peculiarità: case di riposo
oppure case private. Quando si va nelle case private, ci si sta almeno un’ora e
mezza, quindi in un pomeriggio ne fai al massimo due. Oppure, se è una casa di
riposo grande, si va anche in dieci. Lo scopo è quello di stare assieme, tra giovani e
anziani, quindi di allacciare rapporti umani e di far sì che, persone
dimenticate dalla società e che quindi alla fine perdono anche la loro dignità
di esseri umani perché sono abbandonati a loro stessi ; si sentano ancora importanti perché c’è qualcuno che li va a cercare
appositamente, senza voler niente in cambio, ma per passare del tempo
insieme, che si sentono ancora voluti da qualcuno, … e questo è molto
importante.
Nello stesso tempo
per noi, oltre alla scontata esperienza di donarsi al prossimo, c’è il valore aggiunto
di riuscire a stare assieme ad una persona che ha già vissuto la vita , e che
quindi può trasmettere i suoi valori, le
sue esperienze, cose che a noi oggi servano. Uno che ha avuto un matrimonio
di 50 anni ha molto da insegnare ai giovani, uno che è stato povero per la
maggior parte della vita ha molto da insegnare in questo periodo di
crisi.
E quindi c’è questo
valore aggiunto che noi diciamo tanto importante da farci intendere la nostra
attività come una cosa reciproca, quindi stare assieme proprio perché è un vantaggio rispetto a tutti e due.