Newsletter Novembre 2015
L'Editoriale di Sauro Bandi
Parlando
al Congresso Usa, lo scorso 24 settembre, papa Francesco ha detto: “essere al
servizio del dialogo e della pace significa anche essere veramente determinati
a ridurre e, nel lungo termine, a porre fine ai molti conflitti armati in tutto
il mondo. Qui dobbiamo chiederci: perché́ armi
mortali sono vendute a coloro che pianificano di infliggere
indicibili sofferenze a individui e società? Purtroppo, la risposta, come
tutti sappiamo, è semplicemente per denaro:
denaro che è intriso di sangue, spesso del sangue
innocente. Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio, è
nostro dovere affrontare il problema e fermare il commercio di armi”.
Con
la sua consueta semplicità e immediatezza il Papa ci offre una sintesi molto
efficace sulle motivazioni e le conseguenze del commercio indiscriminato delle
armi. L’economia dell’esclusione e dell’inequità nega il primato dell’uomo,
considera le persone fragili come rifiuti e adora un nuovo vitello d’oro: Il
denaro. Questa “tirannia invisibile”
come la chiama il papa nell’Evangelii Gaudium, produce cultura dello scarto,
corruzione, brama di potere, disparità sociale che “ prima o poi genera una
violenza che la corsa agli armamenti non risolve né risolverà mai” (EG, 59).
All’indomani
dei tragici fatti di Parigi, Enzo Bianchi, priore di Bose, scriveva su
Avvenire: “Signore,
disarmali! Signore disarmaci!”. Così pregavano al cuore della bufera algerina i
monaci trappisti di Tibhirine. E, in chi crede, tale preghiera sorge spontanea
di fronte a efferatezze che di umano hanno solo il raziocinio con cui vengono
progettate e realizzate. È un nuovo pezzo incandescente di quella “terza guerra
mondiale” parcellizzata nella quale non si riesce a capire – o i pochi non
vogliono che i molti capiscano – chi arma chi e a che scopo. Disarmare chi
uccide senza pietas pare al di là delle nostre forze, come pure supera le
nostre capacità il disarmare i nostri sentimenti e renderli degni di
quell’umanità che non riconosciamo nell’altro quando assume i tratti del
carnefice. Per questo l’autentico disarmo, interiore ed esteriore, è da
invocare da Dio come dono ed è da ricercare con le nostre forze come profezia."
Ecco
allora che “disarmati”, ma non rassegnati ribadiamo il nostro no ad ogni
violenza, alla logica del terrore, alla barbarie umana che si manifesta nel
terrorismo e nella guerra, ma anche nel cinico dispotismo del denaro e del
potere! E per onorare la memoria delle vittime di Parigi, della Siria, dell’Iraq e degli oltre 400 conflitti in atto
continuiamo a “stare in piedi”, ad operare per la giustizia, il dialogo, la
solidarietà, la misericordia e a pregare per la pace!
Da 25 anni e cioè dal 1990 l'Italia ha una delle migliori leggi per controllare le esportazioni degli armamenti. Prima di allora il tema era regolato da un Regio Decreto del 1941 (firmato da Mussolini, Ciano e Grandi) che imponeva il “segreto di Stato” e, in epoca repubblicana, impediva ogni forma di controllo parlamentare.
L’Ufficio della Caritas italiana quantifica in 424 i conflitti, che denotano diversi gradi di intenità e di estensione territoriale, in atto nel 2014. Nel 2015 essi non sembrano certi diminuiti, anzi, aumentano le situazioni di violenza latente in diverse parti del mondo le quali rischiano di trasformarsi in conflitti conclamati.