Accoglienza Profughi

Lo scorso 19 ottobre a Bologna, alla presenza del vescovo mons. Zuppi, è stato presentato l’ultimo Rapporto Immigrazione 2015. Curato annualmente da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, da XXV anni a questa parte costituisce una puntale e precisa raccolta di dati statistici sulla presenza  in Italia dei migranti, l’evoluzione culturale, la integrazione, la incidenza economica e la frequentazione scolastica di tanti nuovi cittadini ed il contributo che questi rappresentano contro il regresso demografico e l’invecchiamento della popolazione. Il rapporto è arricchito da commenti e analisi di esperti e suddiviso in resoconti regionali  per meglio cogliere le diverse esperienze, unitamente ai dati sulla accoglienza. Nella esposizione, svolta per l’occasione da mons. Giancarlo Perego, direttore nazionale di Migrantes, è stato evidenziato come l’Emilia Romagna sia tra le ultime regioni per quanto riguarda proprio l’accoglienza profughi. Questa tirata d’orecchie, che ha innescato tra l’altro una reazione polemica con le istituzioni regionali, deve interrogare e scuotere le nostre coscienze individuali e di Chiesa e allo stesso tempo come testimonianza e richiamo verso le Istituzioni territoriali. Se è vero che il nostro territorio è primo come percentuale di accoglienza migranti economici in Italia, rispetto alla popolazione residente (anche se nell’ultimo anno si è registrato per la prima volta un calo anagrafico di 3000 unità, segno di una minore capacità attrattiva) , è altresì oggettivo il dato sulla accoglienza richiedenti asilo e rifugiati che ci pone tra le regioni di coda, unitamente a Lombardia, con una presenza intorno a 2 ogni mille  abitanti ( media italiana del 3 per mille ) contro ad es. i 7 dell’Abruzzo e gli 11 del Molise. In termini assoluti siamo al nono posto, ultima delle grandi regioni, con 10.398 accolti. Anche i Comuni che in regione aderiscono allo Sprar, sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, sono solo 20 su 338 ( e tra questi virtuosi va segnalato con apprezzamento il Comune di Forlì) e al 30 giugno 2016 il numero degli accolti in questi centri è diminuito da 1229 a 1100.  “ Nessuna invasione dice il vescovo Zuppi,  è sbagliata la percezione del fenomeno, con poco più di 10.000 accolti non si può certo parlare di emergenza: è da più di 15 anni che abbiamo un serio fenomeno di immigrazione e ancora continuiamo a parlare di emergenza“.  Anche nel nostro comprensorio forlivese non tutti i Comuni hanno dato disponibilità ad accogliere le persone inviate dalla prefettura, con la motivazione di mancanza di strutture adeguate o a seguito di espressioni di rifiuto da parte dei residenti: abbiamo anticipato il caso di Gorino? Non è certo un vanto. Se siamo capaci di compassione e commozione davanti a chi è rimasto senza casa, o ha dovuto abbandonare tutto a seguito dell’ultimo terremoto, e abbiamo mobilitato conseguentemente strutture e risorse, perché non siamo mossi da uguale condivisione e solidarietà per i tanti altri che sono ugualmente in fuga da distruzioni e condizioni di invivibilità cercando da noi un rifugio? E’ su questa risposta che si gioca la nostra personale umanità e la credibilità di amministratori e governanti.