
LE SECONDE GENERAZIONI A FORLì Artefici di futuro nella città che cambia
Importante seminario quello che si è tenuto martedì 15 marzo presso il Campus universitario di Forlì, alla presenza di studenti, docenti e componenti della variegata realtà associativa cittadina e con il coinvolgimento del’assessore comunale Raoul Mosconi e di rappresentanti istituzionali del Ministero del Lavoro e della Regione Emilia-Romagna. L’occasione era data dalla presentazione del rapporto della seconda fase di ricerca sulle seconde generazioni che da quattro anni impegna i ricercatori della Scuola di Scienze Politiche, su mandato di Caritas e Migrantes. Tre i momenti affrontati: 1) cosa è stato indagato, 2) cosa è emerso dai riscontri avuti, 3) cosa farne o meglio chi deve trarre conseguenze operative dalle osservazioni rilevate . La ricerca, attraverso interviste dirette, focus group e osservazione di comportamenti ed eventi in alcuni significativi luoghi cittadini, ha visto il coinvolgimento di 217 persone, in un range di età tra 15 e 29 anni. Gli aspetti indagati sono stati ricondotti in tre filoni principali e cioè: condizioni e pratiche di cittadinanza, identità sociali , religiose e culturali in relazione; la vita quotidiana in città; i giovani e il futuro: tensioni e aspettative. I riscontri sono ricchi di spunti, per comprendere la quotidianità più concreta del vivere e del sentire dei giovani, nelle relazioni tra coetanei, tra figli di migranti e forlivesi ‘doc’ - entrambe le categorie sono state intervistate senza predefinite distinzioni-, nei rapporti in famiglia e tra generazioni, nel rapporto con la città ed il suo grado di accoglienza e da ultimo le proiezioni sul futuro, le preoccupazioni e le speranze, le aspettative e i limiti, i punti di appoggio e le mancanze rilevate. Alcune considerazioni conclusive, ma ovviamente non esaustive, che ci possono aiutare a comprendere questo mondo e individuare sentieri da percorrere insieme, come pure, principalmente, ostacoli da rimuovere.
La percezione delle differenze legate alla
provenienza caratterizza in misura assai più netta gli adulti di quanto non
accada tra i giovani. Una elevata somiglianza, specie tra i ragazzi di fascia
di età più bassa, per ciò che riguarda le questioni quotidiane connesse al
rapporto con la città, alle aspirazioni e alle incertezze, evidenziando però un
maggior dinamismo pragmatico da parte dei giovani di origine straniera, pur in
un calo di fiducia nel futuro con il crescere dell’età. L’orientamento verso il
futuro evidenzia una propensione alla mobilità geografica, verso città più
grandi o in altri paesi, rilevando una difficoltà nella costruzione di rapporti
sociali urbani di reciproca comprensione e solidarietà. La vita cittadina
appare segnata da chiusure, spinte individualistiche e deboli capacità di
comunicazione e interazione, con una difficoltà da parte dei giovani nel
definire, far propria e ‘frequentare’ la vita pubblica, con il venir meno delle
sedi e dei luoghi del vivere associato, che possano garantire una relazione di
convivialità. Ai fini delle positive
aspettative di futuro, permane la
centralità delle questioni legate al lavoro sia in termini economici che di
autostima e dignità e la cittadinanza come fattore di stabilità e di
possibilità.
Il che fare richiama allora con forza l’importanza dell’azione sia della comunità cittadina che delle istituzioni. Laddove anche il lavoro si è indebolito, rispetto alla sua capacità di facilitare l’incontro oltre pregiudizi e la scuola, che rimane contesto fondamentale e da tutti riconosciuta come principale fattore di integrazione e primo luogo pratico di meticciato e di sperimentazione di convivenze e incubatore del nuovo volto di società e di città che sta prendendo corpo, occorre assume con coraggio e come adulti, la responsabilità di abbattere i muri che ancora sono di intralcio. Sia in famiglia che fuori, nel lavoro e nelle nostre cariche anche pubbliche, sia come comunità cristiana che come cittadini responsabili. La sfida è quella di scegliere subito, con urgenza, nelle nostre diverse capacità personali, professionali, istituzionali e politiche, quella via di negoziazione intelligente che porta all’integrazione di e con i mondi giovanili ed immigrati, praticando la giustizia, a partire dal riconoscimento dei diritti e dell’ormai improcrastinabile riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati.
Roberto Ravaioli – Servizio Migrantes
La copertina del rapporto sulle Seconde Generazioni
Riportiamo di seguito l'introduzione del nuovo rapporto contenente i dati della seconda fase della ricerca sulle seconde generazioni a Forlì.
INTRODUZIONE
Sono passati quattro anni dall’avvio di questo lavoro di ricerca condotto a più mani e con il progressivo allargamento dei collaboratori, dei promotori, degli interessati e degli ambiti di indagine, fermo restando il perno scientifico costituito dalla equipe di ricerca della Scuola di Scienze Politiche - Campus di Forlì, arricchito nella seconda fase dal gruppo multiculturale di ricercatori junior proposto ad hoc come collaborazione e come campo esso stesso di studio.
E’ mutato anche il metodo di raccolta dati: dalla erogazione di un questionario nelle scuole, durante la prima fase di ricerca, si è passati ad un lavoro più qualitativo, attraverso interviste, focus group e osservazione partecipante .
E’ mutata anche la cornice cittadina e internazionale. Dal 2012 ad oggi abbiamo vissuto il perdurare della crisi economica che in molti casi ha modificato e stravolto il percorso migratorio e di radicamento delle famiglie straniere nel nostro territorio, incidendo sulle proiezioni di futuro dei figli. Allo stesso tempo abbiamo vissuto varie emergenze profughi, da quella libica a Mare Nostrum, poi Triton, e da ultima quella siriana, tra le tante altre, con l’arrivo e la presenza anche a Forlì di decine di giovani profughi. Ci sono stati atti terroristici atroci , in paesi molto vicini a noi, motivati da fondamentalismo religioso e compiuti da giovani di seconda generazione . Stiamo assistendo ad un ripiegamento egoistico di molte nazioni europee. Tutti fatti che incidono inevitabilmente sul sentire cittadino, sul rapporto italiani-stranieri e sulla voglia di futuro. Ma c’è anche la novità di papa Francesco, la cui stessa provenienza ha portato al centro le periferie umane.
E vorremo partire da qui, dalla sua rivoluzione pastorale, per riaffermare la giustezza della intuizione iniziale, che ci ha spinto ad indagare le nostre “seconde generazioni ”. Perché compito educativo irrinunciabile di Caritas e Migrantes, volto ad orientare le coscienze alla prossimità, è quello di ricercare e sostenere percorsi di speranza, promuovere atteggiamenti e opere di accoglienza e stimolare comprensione e clima di pacifica e rispettosa convivenza dei diritti della persona umana. C’è inoltre una responsabilità come cittadini a cui non vogliamo sottrarci: quella di costruire insieme il luogo dell’abitare.
Una cittadinanza che declina un noi, uno stare assieme nel sentirsi partecipi di un vissuto fatto di relazioni, di vicinanza, di un progetto condiviso, affettivo, sociale ed economico, di spazi comuni; nel sentirsi non tanto e non solo bisognosi di un diritto, di un riconoscimento – di cui ancora tanti sono privati – ma altresì desiderosi di eguali opportunità di futuro. Sentirsi partecipi e coinvolti in un comune lavoro di costruzione, che nasce dalla consapevolezza di un condiviso dovere di cooperare per la costruzione di un nuovo volto della città, sia in senso fisico-strutturale, che di valori, di orizzonti di vita , di reciproco riconoscimento, di valorizzazione e rispetto delle differenze, di unione delle positive energie di tutti.
Per realizzare tutto questo, oltre alle occasioni di incontro e di interazione offerte dai centri di aggregazione giovanile, oratori, doposcuola, centri estivi, campi di lavoro, attività sportive, musicali, teatrali, volontariato e servizio civile, ci sembra indispensabile, come primo passo, la concessione di alcuni diritti civili a partire del voto amministrativo, unitamente alla modifica del diritto di cittadinanza attualmente basato sullo ius sanguinis. Altrimenti, per citare il card. Martini, “difficilmente ci si sentirà figli della casa dei doveri se si resta orfani della casa dei diritti.”
Sauro Bandi – Caritas diocesana di Forlì-Bertinoro
Roberto Ravaioli – Servizio Migrantes