
Ad oggi sono 10 le accoglienze attive di "protetto, rifugiato a casa mia". Un bellissimo e importante segno di speranza e umanità. Abbiamo voglia di raccontarvele. Oggi, vi presentiamo la storia di Sidi e Francesco, atreverso le parole dello stesso Francesco.
"Ho conosciuto Sidì durante un banchetto di raccolta fondi organizzato da una associazione di volontariato. Parlando mi ha raccontato che viene dalla Guinea Bissau e che è arrivato in Italia, per cercare una vita che gli offrisse le possibilità e la sicurezza che il suo paese, benché amato, non gli offriva. Dopo quel giorno ci siamo visti in altre occasioni; spesso lo incontravo in piazza dove grazie al wifi si metteva in contatto con la famiglia o i compagni di viaggio sparsi per l’Europa. Qualche volta ci scambiavamo un saluto veloce, in altre occasioni invece, ci soffermavamo a parlare della sua nuova vita, lui mi chiedeva del lavoro, io della famiglia lontana, prendevamo una bibita assieme e poi via, ciascuno verso i propri impegni e aspettative.
Con il tempo la conoscenza si è trasformata in fiducia reciproca e allora, nei nostri discorsi, anche il racconto del suo lungo viaggio: pericoloso e doloroso ma anche avventuroso ed eroico, ha cominciato a far capolino.
Quando ha ottenuto il sospirato permesso di soggiorno, e si è posto il problema di dove abitare in attesa di riuscire ad organizzare la propria vita con un lavoro e un affitto, mi è stato facile offrirgli il mio aiuto, e invitarlo da me. Decisione spontanea, ma presa non senza riflessione; ero consapevole che da parte di entrambi sarebbero state necessarie piccole rinunce. Abituati ad abitare da soli, avremmo dovuto ridisegnare le nostre abitudini. Insomma, entrambi abbiamo dovuto adattarci e fare qualche sacrificio. Per quanto mi riguarda però posso tranquillamente affermare che la gioia che nasce da questa coabitazione è talmente grande che mi vien da pensare alla sua presenza come un dono.
Sono poi venuto a conoscenza del progetto “Protetto, Rifugiato a casa mia”, un ampio piano di intervento a supporto dell’accoglienza delle persone in difficoltà della Caritas. Quello che era nato come atto spontaneo e non strutturato si è così arricchito di progettualità, sostegno materiale, e anche psicologico. (per ulteriori info suò progetto www.caritas-forli.it)
Mi sono e mi hanno domandato qualche volta perché faccio questo. Credo che la risposta sia che, avendo la possibilità, sia giusto aiutare chi è in una situazione fragile. Diciamo che ora tocca a me. In futuro potrei essere io in una condizione di fragilità e allora aver bisogno del sostegno o del conforto di un’altra persona.
E poi, sto imparando tante cose. Da una parte ho avuto modo di conoscere meglio un mondo lontano, la cucina, la musica, la lingua, le usanze… Ma la cosa più interessante e bella, è stata che ho avuto occasione, attraverso la frequentazione con Sidì e i suoi amici, le sue telefonate ai famigliari e ai compagni lontani, di percepire la vita della sua comunità in Africa, e di sentire attraverso le sue ansie e le sue paure, le sue gioie e i suoi trionfi, il battito del cuore di una comunità migrante che attraversa l’Italia e l’Europa e, che lo vogliamo o no, anche le nostre esistenze."
Francesco Romagnoli