
"Spero che questa mail raggiunga tanti e disturbi pochi.
Volevo scrivervi per raccontarvi cose belle nate da volontari del campo, lo farò in fine. Invece mi trovo costretta ad aggiornarvi sulla situazione del grand ghetto. Avrete sicuramente letto dello sgombero, cerco di fare una analisi lucida dei fatti.
Il ghetto non c'è più,
questo è certo ed è la conclusione. Ma partendo dall'inizio, tutti voi ci siete
stati, quindi non devo raccontarvi cos'era e quando grande fosse diventato.
Lo scorso anno a marzo,
durante una rissa resta ucciso un maliano, la rissa è scoppiata per futili
motivi. Nella zona di Bamako; vicino la radio. Sul terreno regionale.
La DDA apre una indagine,
la regione Puglia si costituisce parte civile, la zona viene posta sotto
sequestro con facoltà d'uso. Per i migranti non cambia nulla.
All'indomani degli
attentati in Belgio la polizia si reca al ghetto è fa dei controlli, qualche
foglio di via viene emesso, ma tutto sommato nulla di grave, le forze
dell'ordine restano calme ed educate.
Da quel giorno altri
controlli sono stati fatti con le stesse modalità.
La DDA in seguito alle
indagini per infiltrazioni criminali, revoca la facoltà d'uso del terreno posto
sotto sequestro
Venerdì 24 febbraio vengo contattata, ero fuori, mi dicono c'è la polizia al ghetto, tanta, vogliono sgombrare ma “sono gentili”, pare ci fossero con loro anche i funzionari della regione. Non era il primo controllo fatto dalla polizia, non ero tanto preoccupata, nuova risultava invece la richiesta di spostarsi verso la masseria Fortore( casa Sankara per chi la conosce).
Alle resistenze di
alcuni,la polizia ripiega, torna indietro.
Ilmarzo, la polizia torna, tanta, questa volta non ripiega, resta. Gli animi si agitano, i migranti chiedono più tempo, non possono spostarsi con così poco preavviso, gli irregolari sono andati già tutti via. I posti messi a disposizione risultano subito insufficienti, chiedono posto per tutti. Decidono di andare a manifestare a Foggia, sotto la prefettura, sono tanti e arrabbiati, manifestano finché non vengono ricevuti dalla prefetta, che nonostante sia comprensiva e non ami gli sgomberi non può decidere altrimenti, c'è la consegna della DDA che decreta lo sgombero. Le richieste dei migranti sono chiare: più tempo o posti per tutti.
Tornano al ghetto, le
baracche hanno i sigilli ma la sera cala il freddo, già la scorsa notte hanno
dormito fuori in strada. Alcuni di loro decidono di passare la notte
all'interno delle baracche per cercare di sfuggire all'umidità pungente.
Scoppia un grosso incendio, come tanti in questo posto, Mamadou e Nouhou
vengono attanagliati dal fuoco, non hanno scampo. Sono stanchi, hanno camminato
appiedi fino a Foggia, hanno retto alla tensione e alla notte addiaccio,
inoltre le baracche intorno sono vuote nessuno a dato loro voce come di solito
succede.
Il gruppo in strada si
conta, manca qualcuno, cercano di salvarli ma la vampata è stata micidiale.
La polizia che presidiava
il posto chiama subito i vigili del fuoco ma non c'è stato nulla da fare.
Mamadou era un mio amico,
sereno educato pensava solo alle sue cose, non aveva fazioni, ma non aveva
alternative. Lo abbiamo conosciuto per una ustione al braccio tempo fa, quando
per scaldare l'acqua per la doccia si ustionò il braccio. Il fuoco il contorno
della nostra amicizia.
Gli animi dopo la morte
dei maliani si incendiano, è il 3 marzo,la tensione è palese, vengono montate
delle tende , sempre a Fortore per far posto a tutti, anche gli irregolari, che
però sono tutti da amici in giro. I pullman fanno su e giù. Comincia l'esodo,
zaini in spalla, valigie a seguito, materassi sul capo quello che possono
raccogliere portano con se verso qualcosa che non conoscono.
Gli irriducibili si
disperdono ma appiccano un grande fuoco, le ruspe sono già in arrivo.
La mattina del 4 mi reco
di buon mattino, le ruspe lavorano in
fretta, ci sono cumuli di materiale, qualche migrante cerca di recuperare tutto
quello che può essere riutilizzato. Le strutture di accoglienza a san Severo
son piene. Molti sono stati ospitati da amici, vari si sono spostati in
Campania, altri stanno cercando i casolari abbandonati, Ciceroni, un posto lì
vicino si è riempito.
Questo inverno tra
novembre e gennaio eravamo ad una presenza stimata di ca300 persone. A marzo la
stagione comincia, si prepara il terreno per i pomodori si raccolgono vari
ortaggi, comincia la raccolta degli asparagi, arriva la primavera la produzione
ha bisogno di braccia. Le nostre stime dicono che non c'erano meno di 400
persone. La regione nei tavoli tecnici in prefettura ha sempre sostenuto che il
numero era fermo a 150 persone. Abbiamo sempre sostenuto diversamente.
Le implicazioni politiche son varie e non sto a scriverle, ognuno di voi saprà fare le proprie conclusioni.
Le implicazioni criminali se pur non troppo evidenti ci sono, l'unica baracca, poco baracca, che non è mai stata colpita dal fuoco è quella di Nicola, tutti voi sapete chi è. Lui è agli arresti domiciliari. Durante lo sgombero, nel momento più tranquillo la moglie, la figlia e un altro parente con il solito furgone giallo erano lì ad aspettare, a fianco della polizia, forse per recuperare il materiale all'interno.
I caporali fanno parte di
un sistema malsano che crea profitti per pochi e fatica per molti, che alcune
aziende agricole siano legate alla criminalità è possibile, che alcune colture,
come quella del pomodoro, siano in qualche modo regolate da manfrine criminali
non è una novità.
Che lo spaccio e la prostituzione siano presenti al ghetto è un dato. La magistratura farà in proprio compito.
Per capire meglio, quindi,
le dinamiche che portano alla nascita e alla stabilità di questi posti che
favoriscono lo sfruttamento lavorativo è utile capire il sistema che porta a
questo. Dobbiamo conoscere il sistema della filiera che schiaccia il migrante e
i consumatori come anelli deboli della filiera. Noi abbiamo provato a farlo, ad
analizzare qualche anello della catena, Antonio Fortarezza ha messo insieme le
informazioni, ne è venuto fuori un documentario molto interessante di 50
minuti, lo stiamo portando nelle scuole, nelle università, parrocchie
cittadine... per conoscere e ragionare se è possibile da consumatori essere
parte attiva per cercare di migliorare tutto ciò, per fare la nostra parte.
Qui il trailer del video : https://youtu.be/
https://www.facebook.com/lafilieranonetica/?hc_ref=SEARCH&fref=nf
Noi tutti che leggiamo
siamo legati da un filo che si chiama “io ci sto”, questo nel tempo è mutato e
ad oggi non saprei dirvi l'estate 2017 cosa prevederà. Alcuni volontari si sono
messi insieme e hanno fermato su carta le emozioni date dagli incontri fatti
durante il campo. Ne è nato un diario :io ci sto tra i migranti. Anche questo
sta girando tra le scuole, le cittadinanze, associazioni e vari...
questo è prenotabile
presso le librerie.
https://www.facebook.com/IO-CI-STO-fra-i-migranti-638758209608810/
Per entrambi vi chiediamo una mano per promuovere questi materiali, perchè più se ne parla più si crea consapevolezza.
Volevo anche segnalare incazzati neri, lavoro teatrale nato dopo l'esperienza del campo, dal gruppo scout di Vicenza.
So che altre sono state le
iniziative fatte negli anni, so che molti hanno cambiato indirizzo di studio,
lavoro o stile di vita.
Io ricordo i volontari, i loro volti, i nomi non sempre, scusatemi, li porto nel cuore e nei momenti difficile mi rincuorano le chiamate i messaggi di affetto, che posso fare? Come posso essere utile? Vengo? Mi scaldate il cuore e mi fate da bastone per non cadere. Ma la cosa più bella è sentire dai migranti, ma come sta Margherita? Che fa Claudia? Ho sento Ilaria. Ho visto Federica. Marco mi chiama... tante frasi di questo tipo... il vostro affetto è arrivato ad ognuno di loro e anche adesso che saranno sparpagliati vi porteranno nel ricordo di qui tubab che hanno sorriso, lavorato , mangiato e condiviso con loro momenti forti.
Vi ringrazio tantissimo
per esserci stati e per avere avuto la pazienza di leggere"
Concetta Notarangelo