di Michele Tempera
La schiavitù continua a essere utilizzata in molte parti del
mondo, nonostante trattati e convenzioni internazionali abbiano formalmente
bandito questa pratica che lede la dignità umana. Questo problema rappresenta
una delle tante contraddizioni esistenti tra lettera e pratica del diritto
internazionale nonchè tra enunciazione e pratica di principi e diritti da parte
di governi e organizzazioni internazionali.
L’attenzione recentemente destata da Papa Francesco in
occasione del messaggio per la giornata mondiale della pace, avvenuta il primo
gennaio scorso, ed intitolata “Non più schiavi, ma fratelli”, è servita a
riportare al centro della discussione politica, sebbene per pochi giorni, questa
pratica abominevole. Tuttavia, se alla denuncia non seguiranno gesti e
provvedimenti concreti, il monito accorato del pontefice rimarrà infruttuoso. A
questo proposito è lui stesso a sottolineare come i cristiani e tutti gli
uomini di buona volontà siano chiamati a ricercare le modalità loro confacenti
al fine di debellare la piaga della schiavitù.
Il fenomeno, come si potrebbe pensare ad uno sguardo
superficiale, non è confinato ai paesi poveri ed in via di sviluppo, ma è
drammaticamente diffuso anche in occidente ed in quei paesi in via di sviluppo
(come Cina, Sud Africa, Brasile, Vietnam e tanti altri) dove si celebra da anni
una forte “crescita economica”, spesso frutto della schiavitù stessa. Le molte
modalità attraverso le quali la schiavitù si manifesta negli ambiti geografici
e statali appena citati, conferma come, a dispetto delle molteplici forme che
ha assunto l’economia moderna e dei suoi rapidi mutamenti
tecnologico-organizzativi, persista ancora intatta la volontà di prevaricare e
sottomettere i diritti e la vita dei propri fratelli proprio come avveniva
molti secoli fa.
A prescindere dal fatto che la schiavitù implichi violenza e
che in non pochi casi avvenga in contesti di conflitto più o meno conclamato,
essa non è direttamente correlata alla pace. Il legame stabilito nel documento
di Papa Francesco tra superamento della schiavitù e pace, è indiretto e più
sottile di quanto possa sembrare ad una prima lettura. Infatti, la schiavitù
non è determinante nel consentire il raggiungimento della pace: anche in
assenza di schiavitù sono potenzialmente presenti la guerra o i conflitti
armati di varia natura. Il Papa prende in considerazione la schiavitù come
parte dei molti elementi politici, sociali, economici e spirituali che
inibiscono e compromettono la giustizia. Egli, dunque, implica con questo testo
che solamente con l’affermazione preventiva della giustizia sarà possibile
ottenere la pace. Detto in altri termini, la schiavitù è uno dei fenomeni umani
negativi che qualora vengano superati, porterebbero allo stabilirsi della
giustizia e, per questa via di giustizia, alla pace intesa in senso non solo
militare (anche politica, culturale, economica e sociale). Se la giustizia è la
condizione “sine qua non” per l’avvento della pace, il superamento della
schiavitù rappresenta un urgente ed importante obiettivo verso il realizzarsi
di una giustizia troppo spesso ritenuta come utopica ed irraggiungibile. Lo
sguardo disfattista e cinico che classifica come impossibile il raggiungimento
di una condizione di giustizia soddisfacente, anche attraverso il superamento
di ogni schiavitù in qualsiasi luogo, è spesso dettato dalla necessità di
giustificare la propria indifferenza o il proprio egoismo di fronte al
ripetersi di drammi ed ingiustizie che (solo per ora) colpiscono altre persone.
La schiavitù, in fine, denota un legame ineludibile con
l’economia e la finanza internazionali, nazionali e locali. Le motivazioni
pratiche e strumentali della schiavitù risiedono, almeno nell’immediato del
crimine stesso, nel guadagno monetario che da essa se ne può derivare nel breve
e medio periodo. Il lavoro forzato o lo sfruttamento sessuale, intendono
procurare una somma di denaro agli sfruttatori, indipendentemente dal costo
umano che ne discende. Anche organizzazioni schiavistiche più ampie ed
organizzate mirano a produrre alti profitti grazie alla schiavitù imposta ad
altre persone. Vediamo come, ancora una volta, il legame tra superamento della
schiavitù e pace sia indiretto, chiamando in causa in questo caso l’economia e
la finanza prive di etica e di regolamentazioni (il liberismo) che tanta parte
hanno avuto nella crisi economico-sociale attuale nonchè nella perpetuazione
delle ingiustizie e delle diseguaglianze che sfigurano indegnamente il volto
della famiglia umana.