La mia esperienza di servizio civile in Caritas a Forlì

Mi chiamo Lorenzo Treossi ho 25 anni e sono di Forlì. L'anno di servizio civile trascorso alla caritas è un’esperienza che reputo essere stata molto positiva per me.

Gli ambiti in cui ho lavorato sono stati la mensa e il centro di ascolto del Buon Pastore.

Vorrei in questa sede ripercorrere l'anno appena trascorso alla luce di queste tematiche: la relazione, il confronto con gli altri, la crescita personale e il servizio come modo per vivere il vangelo.

 

Innanzitutto il servizio civile è relazione, la quale da luogo alla costruzione di legami di amicizia. Non dimenticherò mai le tante persone, che ho conosciuto nel corso di questo anno, con alcune ho condiviso momenti di lavoro con altre ci ho parlato anche solo una volta, ma i loro volti mi sono rimasti ugualmente impressi. Tra i tanti ho stretto un forte legame di amicizia e stima reciproca con il responsabile della mensa, stessa cosa con coloro che tra i volontari vedevo più spesso e ovviamente anche con gli altri tre ragazzi che insieme a me svolgevano servizio civile,

 

Come l'aspetto relazionale, anche a quello del confronto va riconosciuto un ruolo importante nella mia esperienza di servizio civile. Durante l'anno non sono mancati momenti d'incontro formali (ed informali) con i civilisti (ragazzi e ragazze del servizio c.) delle altre caritas diocesane della Romagna, questi incontri formativi hanno contribuito a rafforzare il legame tra di noi, e ci hanno permesso di conoscere meglio aspetti, come la non violenza, la cittadinanza e la difesa non armata della patria, per dirne alcuni...

 

Per quanto riguarda il tema della crescita personale, vorrei parlare di uno di questi momenti formativi di sopra accennati, che mi ha colpito particolarmente: L'uscita (condivisa con i civilisti delle altre caritas della Romagna) a Montesole, località presso Marzabotto, nel medioappennino bolognese, legata ai fatti della resistenza.

La visita a Montesole, mi ha trasmesso valori a cui in parte si ispira e si ispirava (all'epoca dell'obbiezione di coscienza) quello che oggi è il servizio civile: la ricerca della pace, della giustizia e della libertà, senza dimenticare lo spirito di sacrificio per costruire un mondo migliore. Da Montesole ho imparato anche che non esiste una guerra “buona”, non si può rispondere alla violenza con altra violenza, altrimenti si finisce per dimostrare il fallimento del senso di umanità e di tanti tentativi di pace promossi dalle istituzioni nel corso della storia. Bisogna favorire l'educazione ai temi della nonviolenza e del dialogo.

 

Riprendendo il servizio alla luce della mia esperienza in caritas, si può legare alla predisposizione all'ascolto, che non è una cosa naturale ma necessita di tempo nel venire messa in pratica. Nel mio piccolo ho ascoltato quando dovevo rispondere alle telefonate durante le ore trascorse al centro di ascolto della caritas, in cui cercavo con pazienza e comprensione di mettermi in ascolto delle persone che chiamavano al telefono a cui cercavo di dare consigli laddove questo era possibile.

 

Servizio civile, vuol dire anche “fare comunità” e sentirsi parte di un gruppo dove vitale si dimostra il lavoro di squadra. Questa sensazione lo percepita nell'anno appena trascorso in caritas, ad esempio nell'ambito della mensa, quando alcuni di noi tra civilisti e volontari stavano in cucina chi a lavare chi ad asciugare, chi a preparare i vassoi; eravamo poi disponibili a venire in aiuto o dare il cambio quando qualcuno di noi, a causa del lavoro eccessivo faceva fatica a procedere.

 

Tra gli episodi in cui sono stato a contatto con gli utenti ricordo con molto piacere il laboratorio d'arte a cui ho partecipato insieme ad alcune donne ospiti dell'accoglienza.

Non posso fare a meno di ricordare il momento a dicembre 2021 delle scatole di natale, durante il quale ho collaborato con varie persone alla ricezione, preparazione, distribuzione dei pacchi regalo.

In questo lavoro ho messo a frutto alcune delle mie qualità, quali la precisione, e la capacità di riordinare (dovendo dividere i pacchi regalo per categoria d'età e suddividere la merce altrimenti sfusa, in degli scatoloni a seconda della tipologia (vestiti, giocattoli, cibi, libri ecc.).

 

Ho iniziato la mia esperienza di servizio civile in caritas, durante l'ultimo anno dell'università nel momento in cui mi mancavano pochi esami ed ero in procinto di laurearmi, cosa poi che sono riuscito a fare, nonostante confesso avessi ogni tanto qualche timore di dover abbandonare il servizio civile. Ho scelto di fare il servizio civile perché volevo qualcosa che potesse alternarsi alle ore di studio, insomma che occupasse in modo continuativo il mio tempo libero, facendomi uscire dalla monotonia dei giorni che passavano tra l'università e la casa, facendomi capire e vedere, quanto la vita sia bella se vissuta più ampiamente possibile.

Ho notato durante questi mesi soprattutto alla mensa della caritas, una frequente presenza di giovani, tra cui molti scout e alcuni studenti universitari, molti dei quali vengono da altre regioni. Mi piace pensare che come me anche questi ragazzi e ragazze, abbiano avvertito la necessità di trovare qualcosa di serio e duraturo in cui potersi mettere al servizio della collettività, penso che nell'ambiente universitario sia stato essenziale il passaparola tra studenti, che sono rimasti entusiasti della loro esperienza settimanale di volontariato in questa sede, volendo coinvolgervi anche i propri amici.

 

Se ho imparato qualcosa dall'anno trascorso in caritas, sicuramente è che nulla che qui si fa viene fatto per se stessi, ma tutto è in relazione.

Ci si adopera per ascoltare le necessità delle persone che si rivolgono al centro di ascolto, alcune delle quali si portano dietro esperienze dolorose (difficoltà familiari, economiche e sociali). Il lavoro pomeridiano dei volontari della caritas è volto ad assicurare alla sera un pasto agli utenti che vengono alla mensa. In tutto questo essenziale è il dialogo, che non serve solo a procedere con gli aspetti burocratici del rapporto con gli utenti e gli ospiti, ma ad entrare in empatia con loro, come ho sperimentato a casa Betania, dove durante il diurno sono stato a contatto con alcuni di loro.

 

Da credente posso dire che la Caritas, per me è stata un’esperienza che mi ha dato l'opportunità di essere per gli altri, di non sentirmi solo, mi ha permesso di vivere il vangelo nella vita, di essere cristiano non solo a parole ma anche con i fatti.

Una frase del vangelo che mi sento di associare all'anno appena trascorso è questa: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40) , perché sono riuscito in numerose occasioni a renderla viva. Inoltre ora sento che anche la preghiera è più vera, in essa ringrazio spesso il signore per i miei amici del servizio civile, e per le persone che ho conosciuto.

 

Chi ero prima di intraprendere il servizio civile? Cosa mi ha trasmesso? Che persona sarò una volta conclusa questa esperienza?

 

Come ho già accennato ho iniziato il servizio civile, durante l'ultimo anno di università, nel mentre davo gli ultimi esami da fuori corso. Prima del servizio civile la mia vita era fatta solo di studio, momenti di vita in famiglia e qualche presenza ad iniziative comunitarie a carattere parrocchiale. Posso dire che il servizio civile mi ha letteralmente “allargato gli orizzonti”. Mi ha fatto conoscere una nuova realtà della città in cui vivo e mi ha messo più a diretto contatto con una specifica “fetta di umanità”, promuovendo in me una maggior sensibilità ai temi del volontariato, dell'accoglienza, della comprensione e del fare comunità per rispondere a necessità comuni del territorio.

L'esperienza del servizio civile ha contribuito a migliorare il mio senso di responsabilità, la capacità di lavorare in gruppo, e poi mi ha permesso di comprendere aspetti che si possono trovare nelle situazioni di lavoro, pertanto ciò che ho imparato qui mi potrà essere d'aiuto in futuro.

 

Il servizio civile si può fare solo una volta nella vita, ma il mio rapporto con la caritas, sento che non può terminare qui, mi piacerebbe già da subito tornarci come volontario, spero più volte a settimana, in base al lavoro che andrò a fare. 

 Lorenzo Treossi             

volontario del servizio civile nella caritas diocesana di Forlì-Bertinoro.