01
marzo 2015

Quest’anno, la pubblicazione del rapporto è stata curata da un comitato di redazione che ha visto riuniti, oltre alla Caritas diocesana-Osservatorio Povertà e Risorse, anche i referenti degli uffici diocesani di Pastorale Sociale e Del Lavoro, della Pastorale Della Famiglia e il referente per l’Associazione delle Famiglie Italiane (AFI) del territorio forlivese. Per il tema dell’approfondimento (Cap.3) si è scelto, infatti, quello dell’anno pastorale in corso (“Famiglia, speranza e futuro per la società”), per dare rilevanza ed approfondire quanto già sperimentato insieme in questi mesi come diocesi, ma anche alimentando la riflessione e le proposte su come proseguire il cammino per il futuro.
La questione famigliare, infatti, si presenta, in questi tempi di crisi e di profonda necessità di ripensare il sistema economico, le Istituzioni e la società in genere, come un tema aperto e generativo, se affrontato con la consapevolezza della complessità della materia e della necessità di definire (nel senso dell’aprire, più che del chiudere), piste di lavoro e percorsi capaci di includere e di ri-generare socialità e risorse. Rimettere al centro la famiglia, fondata sull’incontro fra generi e generazioni, e, per questo, capace di generare virtù personali e beni sociali, è infatti la sfida che gli autori del capitolo 3 hanno assunto per cercare di individuare orizzonti di senso e linee d’azione capaci di fornire una bussola per il cammino.
Le situazioni di povertà multidimensionale incontrate in questi mesi, del resto, ci svelano chiaramente come la famiglia (e in particolare la coppia coniugale), quando è coesa e aperta, possa affrontare le sfide che la interpellano e la scuotono dalle fondamenta come occasioni (sia quelle fisiologiche, legate ai passaggi del ciclo di vita, che quelle derivanti da eventi esterni, come appunto l’attuale crisi economica). Interrogando i suoi membri in maniera autoriflessiva, le sfide permettono alla famiglia stessa di maturare e di attrezzarsi ulteriormente per proseguire il proprio cammino evolutivo, aumentando nel contempo la propria capacità di prendersi cura, oltre che dei propri membri, anche di altre famiglie. Viceversa, quando il patto coniugale è rotto, segnato da fratture o inconsistente, la famiglia si presenta più fragile e sfiduciata, e per questo maggiormente in difficoltà rispetto alla propria capacità di rispondere ai problemi e di trovare nuovi percorsi e progettualità per ripartire.
Ciò significa, per il nostro sistema di servizi e di Centri di Ascolto Caritas, continuare ad impegnarsi non solo per l’erogazione di risposte tradizionali di lotta alle povertà (dormitori, mense, pacchi viveri, contributi economici…), ma anche imparare a strutturare percorsi di accompagnamento e di riattivazione di risorse personali e famigliari, ricostruendo tessuti sociali più solidali e comunitari. In altre parole, la sfida è quella di considerare la famiglia non solo come luogo di disagio, ma come risorsa per l’intera società, imparando a prendersi cura non solo di chi è già ferito e caduto nel disagio, ma anche dei nuclei famigliari “normalmente affaticati” e vulnerabili. Nonché di promuovere il “fare famiglia” come bene in sé, anche proponendo e monitorando l’assunzione e la co-costruzione, con le nostre Istituzioni locali, di politiche sociali e famigliari adeguate alle nuove sfide.
Anche quest’anno, alla stesura del Rapporto hanno partecipato 22 autori provenienti da mondi diversi: la Chiesa (locale e nazionale), gli Enti pubblici, il terzo settore, l’università. Fra di loro, oltre agli esperti che hanno effettuato approfondite analisi della situazione attuale e indicato prospettive per l’azione, vi sono testimoni-chiave del nostro contesto che hanno raccontato le
proprie esperienze di vita e di solidarietà (racchiuse nei box intitolati “La storia”), mentre altri, in qualità di addetti ai lavori, hanno contributo a puntualizzare alcuni aspetti rilevanti delle questione esposte (“Facciamo il punto con….”).
Alla rilevazione dei dati sulle povertà e sulle risorse del contesto (la cui mappatura si trova al Cap.2) hanno contribuito 27 Centri di Ascolto (diocesano e parrocchiali) dei 29 attivi in diocesi nell’anno 2013: i due CDA che hanno aperto le porte alla fine dell’anno (S.Pietro in Vincoli e Rocca S.Casciano) hanno infatti ritenuto non rilevanti i dati in loro possesso. Ai dati forniti dai CDA si affiancano quelli di 10 organizzazioni appartenenti alla Consulta degli Organismi Socio-assistenziali del nostro territorio diocesano. Quest’anno la rilevazione dei dati da parte di questi ultimi è risultata particolarmente difficoltosa (erano 19 le realtà associative e cooperative che lo scorso anno avevano collaborato alla rilevazione), segnale che ci interpella e ci spingerà, nei prossimi mesi, ad approfondire la questione. Lo sforzo per raccontare ed analizzare le povertà e le risposte del nostro territorio, comunque, ci ha messo di fronte alla necessità, per la prima volta quest’anno, di richiedere, non solo i dati relativi all’utenza (persone incontrate faccia a faccia, per le quali avviene la reale presa in carico attraverso i colloqui di ascolto), ma anche quelli dei beneficiari dei nostri servizi, ovvero le persone che, anche indirettamente, usufruiscono dei progetti e delle prestazioni da noi erogati. Ad esempio, un capofamiglia che porta a casa una borsa viveri per una famiglia di quattro persone, conta 1 utente ma 4 beneficiari. Questo ci ha permesso di avere più consapevolezza della consistenza delle persone in difficoltà della nostra diocesi aiutate dalla Caritas. Allo stesso modo, abbiamo continuato a chiedere i dati sui nuovi arrivi, ovvero sulle persone e sulle famiglie che per la prima volta si sono rivolte agli sportelli Caritas, dato che questo ci consente di monitorare il fenomeno dei nuovi poveri nelle sue tendenze più attuali.
Infine, analogamente a quanto già accaduto negli ultimi anni, sono stati realizzati 4 gruppi di discussione (focus-group) per una lettura condivisa e allargata dei dati così raccolti: operatori/volontari dei Centri Di Ascolto, l’equipe del CDA diocesano, i membri della Consulta OSA e, per la prima volta quest’anno insieme a loro, i membri della Consulta cittadina delle famiglie. Infine, con gli assistenti sociali dell’Area Adulti del distretto, si sono riuniti gli operatori dello Sportello Sociale del Comune di Forlì, quelli del Centro Stranieri e i membri della cabina di regia ristretta del Nuovo Piano Sociale di Zona.
Di tutto questo sforzo d’indagine e di riflessione ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato, sia alla rilevazione dei dati e dei fenomeni, che alla loro lettura e alla definizione di piste di lavoro per il futuro, partendo dal racconto di quanto già in essere nel nostro territorio e contribuendo così ad alimentare una speranza concreta, perché già fattiva e percorribile. La sfida della condivisione, per la costruzione di un territorio e di una comunità sempre più inclusivi e accoglienti, ci impone di continuare a camminare su questi sentieri condivisi e di ricercare sempre nuove alleanze, anche inedite, aprendoci alla generatività di incontri con attori sociali diversi, consapevoli che il futuro appartiene a tutti e che, o saremo capaci di uscire insieme dalla crisi, o rimarremo tutti dentro il tunnel.
Elena Galeazzi – Osservatorio diocesano Povertà e Risorse