Il Messaggio di papa Francesco per la prima Giornata mondiale dei Poveri (con la P maiuscola) lascia quasi storditi per la nettezza delle affermazioni e delle analisi: chi intende amare come Gesù ha amato, deve fare proprio il suo esempio; soprattutto quando si è chiamati ad amare i poveri!
Basta parole vuote, misuriamoci invece con i fatti concreti. E i fatti concreti sono un vero incontro con i poveri, la condivisione che diventa stile di vita, la povertà come atteggiamento del cuore che sgorgano da una preghiera autentica. E poi la lotta all’ingiustizia sociale, alla miseria morale, alla disuguaglianza e all’indifferenza. Quale cristiano o uomo di buona volontà, quale comunità o gruppo possono dire che queste indicazioni non li riguardano? Anche i poveri, scrive il Papa, sono chiamati a metterle in pratica! Mi sembra che il Papa faccia piazza pulita di tutte le insinuazioni o accuse di buonismo o di “troppa misericordia” che sempre più spesso vengono rivolte a chi si occupa di poveri!
Scrive il papa: la preghiera, il cammino
di discepolato e la conversione trovano nella carità che si fa condivisione la
verifica della loro autenticità evangelica! Una fede adulta e pensata si
incarna nella vita di ogni giorno attraverso l’amore ai fratelli, soprattutto
se poveri! Siamo alla vigilia di un nuovo anno pastorale che metterà di nuovo
al centro il processo del discernimento comunitario. Quali criteri possiamo
assumere per verificare l’autenticità evangelica del nostro impegno sociale?
Mons. Perego, al 33 convegno nazionale delle Caritas diocesane, attingendo
dall’esempio di Gesù e dalla riflessione del Magistero, ne proponeva tre:
l’amore con una preferenza per i poveri; le beatitudini, la povertà come scelta
di vita, la via della piccolezza; l’unità, il dialogo sociale e culturale, la
non violenza. Credo sia una buona sintesi, pienamente in sintonia con il
Messaggio del Papa per verificare nelle scelte di ogni giorno se come singoli e
comunità stiamo promuovendo fatti di Vangelo a fianco dei poveri.
Sauro
Bandi